Modern renaissance

Il 2020 sarà ricordato come un momento di rottura, in cui le culture moderne delle più diverse estrazioni sono state scosse da una nuova crisi delle proprie certezze e stimolate a nuove riflessioni sulla complessità naturale.

Ogni momento storico ha cercato di produrre risposte attraverso una cultura propria ed ogni epoca ha portato in sé lo spirito del passato che, a detta di Hegel, si riattualizza in una sintesi superiore, senza mai superarla completamente.

L’idea di un universo che esprime un’armonia non risolvibile in un ordine prestabilito si è fatta strada nel pensiero occidentale con il tramonto del determinismo cosmico, nella linea di un secolare problema ontologico, governato in ogni tempo dal costante tentativo di orientarsi nel mondo e dal timore per ciò che in esso vi è di misterioso e sconosciuto.

Leibniz nelle sue riflessioni metafisiche intorno all’umano, al divino ed alle forme sostanziali, lucidamente osservava che “quando una regola è molto complessa, ciò che le è conforme passa per irregolare”. Così l’indagine sull’universo e le sue leggi, tra intuizioni e dogmi, generalizzazioni e sforzi empirici, ha sovente sussultato di fronte al ricorrere all’inatteso ”effetto farfalla”, quel battito d’ali capace di scatenare l’uragano che fornisce una sensazione di incapacità a rappresentare l’ordine delle cose, a coglierne le interazioni.

Nella cosmologia greca il caos era l’insieme disordinato ed indeterminato degli elementi che preesisteva al cosmos, al tutto meravigliosamente ordinato.

Si potrebbe dire che l’uomo contemporaneo sia chiamato a vivere nel caos deterministico di Cowan, in sistemi che si potrebbero definire divergenti e la cui evoluzione nel tempo non è lineare ed è così sensibile da risultare spesso, di fatto, imprevedibile.

In questo quadro del disordine più o meno ordinato, è difficile non pensare all’uomo di Gianbattista Vico, fondamentalmente sempre uguale a sé stesso nel cambiamento delle situazioni, che senza ancora interrogarsi sul senso dell’esistenza, aveva saputo con la sua “scienza nuova” ricavarsi un ruolo unico ed autentico nella rinascita che l’umanesimo rappresentò all’indomani dei grandi tormenti e delle lacerazioni che segnarono la fine del XIV° secolo.

Come resistere al parallelismo con l’epidemia che arrivò in Europa alla metà del ‘300 attraverso le rotte commerciali con l’Oriente e che si portò via un terzo della popolazione di allora. Un momento difficilissimo in cui si sviluppò una sorprendente ricchezza nel pensiero che si preparava al grande risveglio. Una sensibilità che intellettuali come Petrarca seppero esprimere facendola emergere dal tormento delle loro vite intime, con le parole nuove dei loro colloqui ideali con i grandi scrittori della antichità classica. 

Le riflessioni personali sulla vita e sulla morte che emergono ad esempio dalle Familiares1 rappresentano un ponte ideale con quella posterità2 che si delineò in maniera prorompente con la più grande stagione della storia dell’umanità occidentale, e non solo, che fu il Rinascimento.

L’immagine che abbiamo ritenuto di riprendere per descrivere un momento unico nella storia dell’umanità come quello che stiamo attraversando è quella della Città Ideale3, che la mano di un artista sconosciuto ha lasciato in eredità alla corte di Urbino ed all’umanità intera.

Essa rappresenta iconicamente l’deale urbano come ricerca di perfezione stilistica, spirituale e sociale che contraddistinse il pensiero rinascimentale, la purezza di un utopìa, di un non-luogo ideale che è nello stesso tempo «cesura, rottura, destino del mondo»4

«Quando sorge, portatrice della scrittura, apre le porte a ciò che chiamiamo storia. Quando rinasce in Europa nel secolo XI segna l’ascesa del piccolo continente. Quando fiorisce in Italia è il Rinascimento. Così è da quando vi sono le città, la polis greca della Grecia classica, la medina delle conquiste musulmane, fino ai nostri giorni».

La sintesi tra arte antica e spirito moderno segnò il «progredire della Rinascenza»5, in cui Boccaccio e Petrarca furono emblemi, apportatori di una nuova luce intellettuale, con intorno un mondo che risorgeva. Antichità e modernità si compenetrarono dischiudendo un nuovo periodo storico, con «il nuovo spirito (…) riprendere di qui il volo, condotto dai genii immortali della Grecia e di Roma, per dar vita a tutti gli uomini grandi e a tutte le opere del Rinascimento».


  1. “Familiares”, racc.epistolare in prosa, Francesco Petrarca, 1345. 

  2. “Posteritati”, Epistole ai Posteri, da “Senili” di Francesco Petrarca, 1367. 

  3. Città ideale, 1480 – 1490, con varie attribuzioni, proveniente dal Monastero di Santa Chiara di Urbino, quindi (1861) conservato all’Istituto di belle Arti di Urbino, divenuto Galleria Nazionale delle Marche (1912). 

  4. Fernand Paul Achille Braudel. “Il Secondo Rinascimento. Due secoli e tre Italie”. 1986, Biblioteca di cultura storica, Torino, Einaudi, 1986. 

  5. Adolfo Bartoli (studio di), “I Precursori del Rinascimento”, Sansoni ed. Firenze, 1876.